Estetica dell’incarnazione
Per una lettura fenomenologica delle performances di Marina Abramović
Abstract
Il seguente articolo intende indagare la possibilità di pensare un’estetica dell’incarnazione che affondi le sue radici nelle riflessioni riguardanti la carnalità avanzate da Michel Henry. L’obiettivo è tentare di leggere, alla luce di una fenomenologia dell’immanenza fondata sul ruolo rivelativo della carne patica, l’esperienza artistica della Body Art, con una particolare attenzione alla Performance Art di Marina Abramović. A motivare la ricerca è la convinzione che una riflessione riguardante la condizione dell’essere umano in quanto essere incarnato sia di estrema importanza per cogliere le potenzialità di un’arte che pone il corpo dell’artista come protagonista dell’opera. L’impossibilità di riduzione del fenomeno artistico a oggetto, infatti, richiede di pensare un logos nuovo attraverso il quale tentare di comprenderlo, un logos patico, sensibile, carnale: un logos estetico.
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