Un sentimento oscuro

Le radici emozionali e neurali dell’odio tra psicologia ed estetica

Autori

  • Giacomo Fronzi Università degli Studi di Messina

Abstract

L'odio è un sentimento complesso, fin dalla sua definizione, dai suoi confini, dalle sue caratteristiche. Nel suo movimento verso l’esterno implica uno speculare rigurgito verso l’interno, dal momento che, come ha scritto Hermann Hesse in Demien, quando odiamo un uomo, odiamo nella sua immagine qualche cosa che sta dentro di noi. C’è chi lo considera potenzialmente produttivo (analogamente all’hegeliana immane potenza del negativo, si potrebbe dire), ma è qualcosa che intrattiene sempre un irriducibile rapporto con il distruttivo, che ha un profilo specifico, soggettivo, ma produce i suoi effetti nello spettro che va dal singolo a una moltitudine non enumerabile, che si nutre tanto di parole quanto di azioni. Nel Novecento e nel Terzo millennio, poi, è come se si fosse assistito a un’accelerazione dei processi attraverso i quali l’odio produce i suoi effetti distruttivi, per certi aspetti condizionando, in modo tanto diretto quanto indiretto, i contesti sociali nei quali emerge (o viene intenzionalmente alimentato). Da tali premesse, in quest’articolo, approfondirò alcune componenti e alcuni elementi che possono rientrare, in via del tutto preliminare e sintetica, in un discorso sull’odio, focalizzando l’attenzione sulle possibili radici emozionali e neurali di questo sentimento, per come si possono configurare a partire dalla ricerca estetologica e psicologica.

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Pubblicato

02-05-2023

Fascicolo

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